In occasione della presentazione del suo volume "Nel nome di Garibaldi. I rivoluzionari catalani, i nipoti del Generale e la polizia di Mussolini (1923-1926)" presso la Libreria Einaudi, Giovanni Cattini è stato intervistato dalla «Gazzetta di Mantova».
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Recensione a cura di Damiano Palano:
Le celebrazioni dei centocinquant'anni dell'unificazione italiana hanno riaperto il dibattito sul rapporto fra il patriottismo del Risorgimento e il nazionalismo coltivato dal regime fascista. Nel suo recente "Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al fascismo" (Laterza, Roma - Bari, 2011), Alberto Maria Banti ha sostenuto, per esempio, che esiste una sostanziale continuità nella costruzione simbolica della 'nazione' italiana, benché gli obiettivi perseguiti dalle élite politiche e culturali, nei diversi periodi storici, mutino anche in modo sensibile. Com'è ovvio, non si tratta di una lettura unanimemente condivisa. Angelo D'Orsi, per esempio, ha criticato nettamente l'interpretazione avanzata da Banti, sostenendo che la Prima guerra mondiale costituisce un discrimine sostanziale fra il nazionalismo risorgimentale e il successivo nazionalismo aggressivo e imperialistico, coltivato da autori come Enrico Corradini, Alfredo Rocco e Francesco Coppola, cui il fascismo avrebbe attinto per l'elaborazione del proprio immaginario. Nonostante ci siano elementi di continuità, secondo D'Orsi è scorretto accomunare le retoriche utilizzate da questi due differenti nazionalismi. [...]
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