Correva l'anno 2029, Verona con poca gente per le strade. Africani, islamici, slavi, zingari, al pari degli investitori, sono emigrati in massa verso i nuovi mercati cinesi e indiani. La città è svuotata, spettrale, perlustrata, la sera, da minacciose ronde armate. È sindaco Swirner, l'attuale direttore di Telenuovo ed è molto influente monsignor Fagiani. Verona, divisa in due dal fiume lo è anche socialmente e politicamente in opposte fazioni: destra Adige e sinistra Adige, come dopo la pace di Luneville del 1801, quando l'occupante francese, a destra Adige, chiamava spregiativamente Veronette la parte di Verona, a sinistra Adige, occupata dagli austriaci. Le due parti, nel 2029, finiranno per scontrarsi violentemente. L'epilogo si scopre con la lettura del libro.
Il libro, uscito da pochi giorni, è: "Adieu pearà". L'autore mantiene l'anonimato sotto il falso nome di Giulio Meazza. Il libro è stato voluto dalla redazione de "L'ombroso" periodico veronese (semiclandestino) di "miserie umane e misurazioni maxillofacciali". Leggendolo si ride? Direi proprio di no. Neppure amaro si ride. Ci si arrabbia e, poi, si vorrebbe far qualcosa perché il 2029 che verrà sia diverso da quello descritto dal libro. E' un libro che è bene leggere. Parafrasando una celeberrima e orrenda canzone: "... meno male che "L'ombroso" c'è".