Incontro (clandestino) con il Tibet
di Jacopo Pasotti
Il tetto del mondo, la patria del buddismo. In molti vorrebbero poter visitare, conoscere, il Tibet ed i popoli che vi abitano. Purtroppo non è stato quasi mai possibile visitarlo in libertà. Dal 1951, quando fu invaso dalla Cina il solo modo per visitare il Tibet è un viaggio organizzato da un tour operator cinese. Non c'è altra alternativa legale.
Sempre che si voglia obbidire alla legalita' di un paese invasore ed oppressore. Non era questa la filosofia di Flaviano Bianchini quando ha intrapreso quasi 800 chilometri in compagnia di un pellegrino buddista che tornava a piedi a Lhasa dopo aver percorso i 108 circuiti sacri del monte Kailash. Flaviano aveva conosciuto monaco buddista nell'aprile del 2007. Si chiamava Palden Gyatso ed recluso per trentatre anni nelle carceri cinesi per non aver denunciato il Dalai Lama e la sua "cricca reazionaria". «Io non posso più visitare il Paese delle Nevi», gli disse in quell'occasione: «vai tu e dimmi com'è». E Flaviano, e' biologo, e la sua professione consiste nel denunciare per Peacelink, una ONG italiana, le ingiustizie sociale e crminalita ambientali delle compagnie minerarie mondiali. Ha compiuto un lungo viaggio "clandestino", camminando per giorni con il vento dell'altipiano come unico compagno.
Ma il giovane inviato del monaco galeotto ha fatto lungo la strada incontri preziosi. Ha trovato ospitalità nei monasteri e nelle case della gente comune. Ha aiutato i pastori nomadi dell'altipiano a rigovernare gli yak in cambio di un pasto caldo. Ha visitato il campo base dell'Everest, dove ha visto la sporcizia delle spedizioni commerciali. Ha incontrato ex prigionieri politici ed ex combattenti. Ha visitato i luoghi dove è nato e cresciuto il suo amico Palden Gyatso. Ha visitato i monasteri restaurati dai cinesi per poterli riempire di turisti. Ha ripercorso le strade di Henrich Harrer e di Fosco Maraini più di mezzo secolo dopo di loro. Ha conosciuto le vie degli esuli tibetani, che a migliaia ogni anno si riversano in India e in Nepal, e anche le vie dei contrabbandieri e degli ex guerriglieri. Ha incontrato persone che tengono prudentemente nascoste bandiere tibetane e libri proibiti. Ma ha anche visto le moderne città cinesi fatte di palazzoni, karaoke e locali a luci rosse.
Flaviano racconta la sua esperienza in un libro, dove spiega anche la sua filosofia piu' profonda: «Non posso sperare di entrare dentro il Tibet se non mi muovo come si muovono i tibetani. Se vuoi conoscere il Tibet l'unico modo è camminare».
scienzamontagna.wordpress.com